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giovedì 14 luglio 2011

CARO ANONIMO SASSANESE

A te che scrivi in chiave sarcastica di fatti noti – riportati in una serie di articoli reperibili ai seguenti link – celandoti, purtroppo, sotto il velo dell’anonimato, vorrei dedicare queste righe di riflessione, assicurandoti che ho sempre tenuto alta la guardia in questi anni; nonostante tutto, nonostante tutti.





Caro Anonimo,

se ognuno di noi fosse schierato a favore della legalità, allora un sussulto di orgoglio potrebbe essere sufficiente per dire :”Basta!”. Basta con la guerra, basta con il “mobbing” sociale e lavorativo, basta con la rincorsa al potere, basta con la delinquenza, basta con lo spaccio di droghe, basta con l’inquinamento, basta con la corruzione. Eppure, la “poltiglia” attuale rende le persone perbene e oneste disperse anch’esse in mille rivoli, tanto che non riescono più a parlarsi e a far fronte comune contro l’illegalità dilagante. Qualche persona perbene, addirittura, può essere anch’essa trascinata in questa grande corrente dell’illegalità diffusa, che sembra essere presente come un morbo endemico a tutti i livelli, nessuno escluso, in tutte le istituzioni, nessuna esclusa.

Partiamo dalla guerra. Con pochissime eccezioni, tutti hanno giustificato questa inutile carneficina, che avviene addirittura sotto gli occhi di “turisti di guerra” (una vergogna nella vergogna). Centinaia di vite umane perdute in territori che potrebbero essere considerati vere e proprie “terre promesse”, dilaniati da ordigni di ultima generazione. Non si deve necessariamente essere pro o contro questa o quella religione, questo o quel partito politico, questa o quella fazione per provare indignazione e sconforto per quello che è accaduto da ultimo e ancora sta accadendo. Basta essere donne o uomini perbene e onesti per poter dire basta. Ma dire basta è difficile, perché il mondo è ormai una poltiglia di idee e di ideali sfuggenti, di interessi e ragioni di stato feroci, di economie e politiche allo sbando, di attori e figuranti animati, a volte, solo dalla loro saccente - e ridicola - protervia.

Basta con la rincorsa al potere. Basta con la politica fatta da arrivisti, basta con gli affari fatti con la politica, basta con le S. p. A. costruite con i soldi pubblici e popolate dai politici e dai loro parenti e sodali. Questa un’altra piaga: se voglio assumere chi mi pare e piace, sia per sistemare i miei parenti, sia per favorire i mie sodali, potrei immaginare di fare in questo modo. Da un consorzio pubblico creo una serie di società per azioni, che godono di stato giuridico diverso rispetto ai consorzi. Faccio in modo, tuttavia, che esse siano controllate dal consorzio pubblico, che ne detiene una quota sostanziale. Faccio poi entrare nei consigli di amministrazione gente fidata e… il gioco è fatto! Ogni mio sodale è presidente di un consiglio di amministrazione. I suoi amici sono consiglieri e così intervengo in vari settori della vita sociale. Intanto faccio assumere chi mi aggrada dai miei sodali e lascio che loro assumano figli, parenti, nipoti, amici, clientes e via discorrendo. E non si creda che quello che qui viene detto sia molto lontano dalla realtà dei fatti. Il giudice Raffaele Cantone, che tanta parte ha avuto nella lotta al clan dei Casalesi, ha rimproverato alla politica proprio questi metodi nella trasmissione di Ballarò di martedì 13 gennaio 2009 (controllare per credere!). Proprio per questo è difficile agire politicamente (in senso stretto) in un contesto dove i meccanismi sono molto simili a quelli descritti e dove la rete di connivenze è estesa anche agli organismi del controllo democratico.             

Basta con le varie delinquenze! Ma come si può, tuttavia, quando il professorino (se vogliamo utilizzare un diminutivo che contiene in sé una connotazione negativa) viene recepito e descritto sui media come un fannullone o, se gli va bene, come una persona (magari pur essendo un orgoglioso studioso) colta, ma inutile per la vita sociale? Quel bene immateriale che è la trasmissione del sapere, di ogni sapere, non è più riguardata come una ricchezza. La vera ricchezza di una società. Forse così come l’agricoltura non è più riguardata come una risorsa, forse la risorsa principe di un territorio a vocazione agricola. Ormai conta il danaro, la macchina e l’abito. E quanti delinquenti vedete in bella vista nelle bellissime auto in giro per le strade dei nostri centri? Per molti giovani diventano dei veri punti di riferimento. Che conta come si sono procurati quei danari? Che conta se le loro attività sono in odore di camorra? Dalle apparenze conducono una vita brillante; vengono rispettati e temuti. Pensate che il tessuto sociale si possa corrompere fino a questo punto senza quella connivenza necessaria a rendere queste piaghe purulente fino al punto di tentare (riuscendoci) di espungere persone di cultura dalla vita attiva come dei veri e propri personaggi ingombranti? E allora, tutto dovrebbe iniziare dagli organismi di controllo (eh sì!) per capire come si attivano questi meccanismi perversi e come sia possibile che essi non siano rapidamente fermati. Salvo poi correre ai ripari quando il danno sociale è fatto.


Una lettera anonima (l'ultima in ordine di tempo) contenente
un volantino che racconta di alcune vicende amministrative
di Sassano
Quando le persone oneste sapranno organizzarsi almeno tanto quanto sanno fare i delinquenti (infatti non si parla mai di onestà organizzata, ma molto di associazioni per delinquere) allora ci sarà una speranza. Per il momento ci limitiamo ad ascoltare il canto degli assassini, intercettato dalle forze dell’ordine, accompagnato dai loro strumenti di morte nelle feroci mattanze in terra di camorra. Quando le persone oneste sapranno organizzarsi non per badare solo ai fatti propri, ma per promuovere lo sviluppo della collettività in cui vivi, caro anonimo, allora ci sarà una speranza che anche tu possa mettere una firma sotto le tue lettere.


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