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venerdì 3 aprile 2015

Sassano verso il rinnovo del Consiglio Comunale I

Prima puntata

I Romani pensavano che la Storia (quella scritta con la lettera maiuscola) potesse insegnare qualcosa agli uomini: “Historia magistra vitae”. La Storia era vista anche come vita della memoria (“vita memoriae”), quella collettiva. Se Marco Tullio Cicerone descriveva la Storia in questo modo, un motivo doveva pur esserci. Oggigiorno, tuttavia, sembra che neanche la storia recente riesca a scalfire le coscienze, l’essenza delle quali si indurisce sempre di più in questo mercato globale della dignità. E perciò Sassano andrà di nuovo, allegramente e senza considerare quanto avvenuto in questi ultimi anni, senza guardare in faccia protagonisti e comparse, verso le elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio Comunale il prossimo 31 maggio 2015. Per questo ho deciso di scrivere e di raccontare alcune cose che si conoscono bene, senza acrimonia di sorta, senza la minima intenzione di screditare alcuno, ma per accompagnare i giovani che si affacciano per la prima volta alla vita politico-amministrativa di questo paese nel loro non semplice cammino, affinché essi possano essere consapevoli dei fatti recenti e meno recenti. Per questo motivo ho deciso di raccontare sul mio blog cose del mio paese, che conta un numero di abitanti di poco superiore alle 5000 unità. E, perciò, se racconto queste “cose nostre” è per l’amore che provo nei confronti della parte più giovane della nostra comunità, perché – si vuole ribadire - essa possa prendere coscienza di una parte, anche se minima, della verità che riguarda Sassano, e non solo. 

Un episodio di schiuma nel fiume Cavarelli
che lambisce l'edificio della Scuola Primaria 
del plesso di Silla e attraversa il parco 
dedicato a Paolo Borsellino.
Questa comunità, nella legislatura 2005-2010, è stata rappresentata da un unico listone onnicomprensivo, consistente dell’amministrazione uscente dalla legislatura 2000-2005, sia nella sua parte di maggioranza, sia nella sua forma di minoranza. Questo a garanzia della legittimità del sospetto di coloro i quali hanno sempre pensato che non vi sia mai stata un’opposizione vera in questo paesino negli ultimi decenni. I tristi primati raggiunti da questa cittadina sono stati più volte ricordati sulla stampa. Tra questi il più grave è la collocazione di Sassano, nel novembre 2009, all’ultimo posto nella graduatoria locale per quanto riguarda il reddito pro-capite ed il non invidiabile primato della foto vincitrice del concorso nazionale “Nonsolopuntaperotti”, svoltosi a Milano nel marzo 2009. Nella terza edizione di questo concorso fotografico, indetto dall’associazione “Verdi ambiente e società” (VAS), col patrocinio del Ministero dell’Ambiente, la giuria ha premiato tre fotografie “ex equo”: la prima, scattata da Gaetano D’Amato, ritrae lo scheletro di quella che sarà la nuova casa comunale di Sassano (chiamata ormai da tutti “ecomostro di Sassano”), la seconda le abitazioni a gradoni sul lago di Como e la terza il cementificio di Sapri. Intorno a questa vicenda si è costituito un gruppo su Facebook e si è scritto molto. 

Tra gli altri eventi raccontati dalla stampa figurano i ripetuti episodi di inquinamento delle acque dei fiumi tanto che la stampa si è interessata, nel corso del tempo, ai fenomeni di morie di pesci nei corsi d’acqua di Sassano e, più in generale, del Vallo di Diano. Basti solo leggere cosa scriveva su La Città del 19 luglio 2007, a pag. 36, Salvatore Medici, un noto operatore dell’informazione del luogo, che ha anche condotto una dettagliata inchiesta sull’inquinamento da materiale inquinante delle nostre campagne scoperta dopo l’inchiesta Chernobyl:“Ancora pesci morti nelle acque del Vallo di Diano. Questa volta il canale interessato è il lagno Termine, affluente del fiume Tanagro nella piana tra Sala Consilina e Teggiano, nelle vicinanze del sito dove è ubicato il traliccio che ospita la cicogna bianca: una zona che da alcuni anni è al centro dell’attenzione per l’evento costituito dall’arrivo della coppia di cicogna e dalla nascita dei piccoli; una zona, insomma, da considerare simbolica e dunque da proteggere, ma che invece non è per nulla tutelata… Gli episodi si ripetono nel tempo: prima a Silla di Sassano, poi tra Sassano e Teggiano, poco tempo fa tra San Pietro al Tanagro e Sant’Arsenio fino a Polla e ieri tra Teggiano e Sala Consilina. La presenza di pesci morti è la spia più evidente. I corsi d’acqua che attraversano il comprensorio del Vallo di Diano sembrano essere continuamente minacciati e con essi l’intero ecosistema”. In particolare, per quanto concerne lo stato dei corsi d’acqua di Sassano, dobbiamo dire che esso è pessimo: in alcuni fiumi qualche abitante del luogo parla di “veleno assoluto”. Interi fiumi, una volta grondanti di vita, oggi sono completamente morti. Per alcuni corsi d’acqua un recupero sembra ormai impossibile, in quanto le continue ingenti captazioni, che hanno occultato in condotte sotterranee l’oro blu del terzo millennio, prima distribuito in rivoli e fiumiciattoli in una stupenda sintesi di ingegneria idraulica naturale, rende vano qualsiasi tentativo di rigenerazione per mancanza di una portata media minima per tale recupero. Per altri fiumi, invece, ancora serbiamo qualche speranza, sempre che si vogliano definitivamente eliminare le fonti di inquinamento stabilizzato. Anche in questi casi, la mancanza di lungimiranza di una pseudo-politica locale, che ha lasciato mano libera a molti (forse per incapacità, forse per convenienza), ha determinato un depauperamento sociale ed economico non indifferente. 
Il cosiddetto "ecomostro di Sassano".

Gli sforzi, invece, andavano indirizzati alla preservazione del patrimonio urbanistico e del paesaggio, ormai completamente abbrutito da un brulichio di insegne, luminose e non, fisse e non, da capannoni selvaggi costruiti dappertutto e da un’incuria del territorio generalizzata. Questo andava fatto per rendere più godibile a eventuali visitatori un’area contigua al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Soprattutto la splendida parte più alta del territorio, la cosiddetta Montagna. Andava fatto per scongiurare il fenomeno di abbandono del Centro Storico e per evitare un progressivo spopolamento del territorio. Invece si è preferita la strada della costruzione di una zona industriale in un’area di elevato pregio ambientale, così come individuata dalla Comunità Montana nella “Carta di destinazione d’uso del territorio” nel 2003. Tutta la storia di questo “boschetto paleo-palustre” è raccontata in un intervento intitolato “Una brutta storia” (appunto). Vi sarebbe forse stata una ricaduta occupazionale maggiore attraverso l’incremento delle attività agrituristiche e ricettive, a cominciare proprio dal Centro Storico. Invece il metodo del capannone selvaggio pseudo-produttivo è servito a drenare fondi pubblici nel presente immediato, ma non potrà mai integrarsi in una strategia di sviluppo locale, tuttora ancora assente. Il perché dell’assenza di tale strategia dobbiamo ricercarlo nella storia recente. Ma questa, citando l’ottimo Carlo Lucarelli,  è una storia a parte.

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